L’arresto di Otoniel e la guerra infinita al narcotraffico
di Gabriele Ceraso
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Il mese scorso le autorità colombiane hanno reso noto l’arresto del cinquantenne Dario Antonio Usuga, detto anche Otoniel che significa “Leone di Dio”, narcotrafficante a capo del Clan del Golfo, considerato uno dei cartelli della droga più grandi e potenti del paese.
Otoniel si era rifugiato nella giungla, precisamente nella zona nord ovest della Colombia, vicino al confine con Panama. La sua cattura è stata possibile grazie ad un’operazione congiunta tra polizia colombiana, inglese e degli Stati Uniti. In questa operazione sono stati impegnati 500 membri delle forze di sicurezza, 22 elicotteri e un poliziotto ha perso la vita.
Otoniel oltre a rispondere di narcotraffico è accusato anche di altri crimini, come violenza contro la popolazione, abuso di minori, aggressione a forze dell’ordine. Le autorità locali hanno assicurato l’estradizione poco dopo il suo arresto. Il Presidente della Colombia, Iván Duque Márquez, ha reso noto l’arresto di Otoniel esprimendo enorme soddisfazione, paragonando questa cattura alla caduta del leader del Cartello di Medellin, Pablo Escobar, avvenuta nel dicembre del 1993. Nonostante ciò, sembra che l’arresto del padrino del Clan del Golfo non determinerà l’indebolimento del narcotraffico in Colombia, tantomeno fermerà le attività degli uomini di Otoniel.
Buona parte del narcotraffico colombiano riguarda il mercato della cocaina, destinata, quest’ultima al mercato Nordamericano, in particolare agli USA, meta privilegiata dei narcos già dagli anni ’80. Organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti operavano negli USA già a partire dai primi anni del 1900, ma la loro presenza ha assunto maggiore forza negli anni ’70 con la formazione dei cartelli colombiani, tra i più famosi abbiamo il Cartello di Medellin ed il Cartello di Cali. Questi si sono contesi il mercato della cocaina su scala mondiale, forti anche del loro ruolo di controllo della produzione.
Il Governo di Bogotà è risultato in passato spesso colluso con i cartelli mentre l’attenzione degli statunitensi veniva catturata dal contrasto al dilagare dell’eroina, ciò ha consentito ai 2 cartelli di operare e crescere indisturbati per quasi vent’anni, per poi entrare in crisi ed iniziare una lenta e relativa decadenza negli anni ’90.
Con il declino dei cartelli colombiani si è osservato un avanzare dei cartelli messicani nel “mercato” USA della cocaina, in precedenza i cartelli messicani erano specializzati maggiormente nel traffico di marjuana ed eroina.
Da sempre il narcotraffico è potuto sopravvivere perché ha mantenuto strette relazioni con la politica, è stato fonte di finanziamento per forze politiche latino-americane, rivoluzionarie e contro-rivoluzionarie. Nel contempo la guerra contro il narcotraffico è servita agli USA da pretesto per intervenire militarmente in alcuni Stati sovrani, ricordiamo l’invasione di Panama nel 1989.
Negli anni ’80 il fenomeno del narcotraffico è arrivato anche in Italia; reti criminali come mafia, ‘ndrangheta e camorra hanno investito molto in questo business, arrivando a conquistare posizioni di rilievo in ambito internazionale: a tutt’oggi la camorra resta uno dei maggiori narcotrafficanti mondiali.
Dopo il crollo dell’URSS, nel 1991, la stessa Russia ed alcuni Paesi dei Balcani hanno assunto un ruolo determinante nel mondo del narcotraffico.
Nel 2001 con l’occupazione dell’Afghanistan da parte degli USA e dei loro alleati, con la lotta contro gli estremisti e lo smantellamento del governo talebano, si è creata una situazione di frammentazione politica che alcuni trafficanti hanno saputo cogliere coltivando le zone interne del paese a produzione di oppio; infatti, il paese è il primo produttore al mondo per un giro di affari da 400 milioni l’anno. Dopo la partenza degli USA si potrebbe ipotizzare che l’interesse da parte dei Paesi vicini, per la situazione interna afghana, non sia motivato solo da interessi politici e di stabilizzazione dell’area, ma anche da interessi economici legati al mercato della droga che facilmente può finanziare i “signori della guerra”.
Si stima che circa un terzo dei ricavi del traffico dei narcotrafficanti venga riciclato attraverso le banche, un’altra consistente porzione si trova nei paradisi fiscali.
Con la pandemia Covid-19 il traffico di droga non si è fermato o indebolito, anzi ha aumentato i propri ricavi sia a livello locale che internazionale, anche se a marzo 2020, all’inizio di tutti i lockdown è stato registrato un incremento del prezzo a causa di una difficoltà nella distribuzione, alla quale è stata trovata subito una soluzione “creativa”: sono stati utilizzati dei rider per la distribuzione locale.
Il narcotraffico è una questione complessa e di respiro internazionale e la soluzione può essere dettata solo da scelte politiche internazionali. Eventi come la cattura di Otoniel sono segnali importanti, ma non possiamo fermarci qua.
Bibliografia
- https://www.lastampa.it/esteri/2021/10/24/news/colombia-preso-otoniel-il-signore-della-droga-era-il-nuovo-escobar-il-presidente-duque-questa-e-la-fine-del-clan-del-golfo-1.40844530?ref=LSHAP-A-S9-T1
- https://tg24.sky.it/mondo/2021/10/24/colombia-arrestato-otoniel-narcotrafficante
- https://tg24.sky.it/mondo/2021/10/25/colombia-otoniel-estradizione-usa
- https://www.treccani.it/enciclopedia/narcotraffico_%28Dizionario-di-Storia%29/
- https://espresso.repubblica.it/inchieste/2021/06/29/news/con_la_pandemia_e_cambiato_lo_spaccio_droga_a_casa_dog_sitter-307524076///insightcrime.org/
- https://www.ilmessaggero.it/roma/news/rider_spacciatore_arrestato_roma-5796791.html
Immagine: Military Police of Colombia in Zipaquira
Autore: Pipeafcr
CC BY SA 3.0