Power & Revolution
di Valerio Ambriola
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Una minoranza di adolescenti nerd, appassionati di geopolitica e di videogiochi è fuori da questi schermi che soffre. Sfigati, derisi, angosciati da passioni non comuni e con tattiche di rimorchio che sembrano somigliare più a un discorso fiume di Pannella che a una dichiarazione d’amore. Questi eroi silenziosi si sono chiesti e si chiedono costantemente: ma come sarebbe bello un videogioco che racconti la geopolitica?
Voglio dare a loro il riscatto che meritano, voglio divulgare l’informazione che serve a studiare anche quando si gioca! Questo videogioco c’è ed è fatto incredibilmente bene, si chiama “Power and Revolution – Geopolitical Simulator”.
Tanto bene che La Nato ha chiesto a Eversim, il nome della casa produttrice, una versione dedicata del gioco, che utilizza per la seleziona del proprio personale civile. L’università di Parigi SciencesPo lo ha già adottato tra gli strumenti didattici da qualche anno. Questo gioco è il riscatto che ripaga le incomprensioni nate da un “sei bella come lo sbarco in Normandia”.
Capiamo che la derisione è solo una condizione naturale di chi vuole vivere immerso nella strategia, politica, diplomazia, logica ed economia tutto su piattaforma, tutto a completa disposizione di un click. Non è un videogame che lascia spazio alla fantasia e alla personalizzazione dell’esperienza di gioco, tutto il contrario, è un gioco che si basa su reali dinamiche politiche dal punto di vista sociale, economico, finanziario, diplomatico e militare.
Si può scegliere se essere dalla parte dell’autorità governativa o dalla parte di un movimento rivoluzionario o terroristico, si può scegliere se compiere delle politiche di stampo liberale, populista, social democratiche o socialiste, portare lo stato in deficit, stanziare i fondi nei ministeri, si può determinare la tassazione su qualsiasi merce o consumo, prendere le redini delle politiche tese ai diritti umani e civili dello stato che si governa o violare tutti i diritti umani e sociali.
Le contestazioni sono sempre in agguato, le opposizioni si potrebbero fare sempre più violente e le strategie di repressione o risoluzione se non ben calibrate possono determinare la fine del gioco.
Quindi come si vince e come si perde? Non si vince, o meglio, in politica “chi vince regna”, e quindi fino a che si riesce a mantenere il controllo dello stato e della politica e fino a che si vincono le elezioni si rimane in gioco. Si perde, solitamente, con mozioni di sfiducia nei regimi democratici o per deposizione nei regimi autocratici.
Ogni ora di gioco dura circa un secondo, quindi è prevista una modalità pausa dove si può calendarizzare l’agenda governativa per incontrare le parti civili, politiche o diplomatiche al fine di mettere su una strategia politica e pianificare gli impegni.
Una profonda conoscenza del quadro politico-sociale e una discreta conoscenza delle economie dei paesi che si vanno a giocare sono fondamentali, sono la “condicio sine equa non” per durare almeno due mesi tra i banchi del governo. Quindi non si può giocare se non si studia prima il contesto in cui si opera. Power and Revolution dispone di un aggiornamento l’anno che rinnova gli equilibri interni degli stati internazionali.
Un gioco memorabile a cui tutti gli studenti e studiosi di geopolitica, senza discriminazioni di età, devono provare a giocare almeno una volta nella vita. Auspico che la Link Campus University possa essere la prima Università in Italia a testare il gioco a fini didattici.