Gaza: l’impatto delle strategie militari sulla vita dei bambini
di Martina Cesaretti
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Il conflitto israelo-palestinese è una delle crisi più complesse e durature della politica internazionale contemporanea. Dalla nascita di Hamas nel 1987, come movimento di resistenza islamica e successivamente come attore politico e militare dominante nella Striscia di Gaza, il territorio è rimasto intrappolato in un ciclo di violenza e ritorsioni. L’attacco del 7 ottobre 2023, con l’operazione “Diluvio di al-Aqsā”, ha rappresentato un punto di non ritorno, segnando l’inizio di una nuova e sanguinosa fase del conflitto. Da allora, Gaza vive una crisi umanitaria senza precedenti, che ha lasciato la popolazione civile intrappolata tra le macerie.
Un aspetto centrale di questa crisi umanitaria riguarda le strategie operative di Hamas, che spesso utilizzano infrastrutture civili — come scuole, moschee, ospedali e abitazioni private — per scopi militari. Tra questi rientrano il deposito di armi, l’uso di tunnel sotterranei e l’allestimento di postazioni di comando. Questa prassi implica una sovrapposizione deliberata tra obiettivi militari e contesti civili, esponendo la popolazione non combattente a un livello di rischio estremamente elevato. A ciò si aggiunge la condotta delle forze israeliane, che nel corso delle operazioni non hanno esitato a colpire estensivamente aree densamente popolate, pur consapevoli dell’elevato numero di civili presenti. I bombardamenti, spesso indiscriminati, hanno travolto infrastrutture essenziali e quartieri residenziali, aggravando la portata della tragedia umana.
In questo quadro, i civili, inclusi i minori, risultano vittime di una duplice vulnerabilità: da un lato, l’impiego come scudi umani da parte di Hamas; dall’altro, la decisione israeliana di condurre attacchi in contesti urbani ad alta densità, azioni che compromettono gravemente la possibilità di garantire una tutela effettiva dei non combattenti, come stabilito dal diritto internazionale umanitario. Le conseguenze dirette di questa dinamica sono tragiche. Dall’inizio dell’escalation, si registrano numeri drammatici: stime indicano che decine di migliaia di minori sono stati uccisi o feriti, e migliaia hanno subito disabilità permanenti. La distruzione non risparmia le infrastrutture vitali: secondo Save The Children, la quasi totalità delle scuole e un'altissima percentuale degli ospedali risultano danneggiati o distrutti. Le strutture sanitarie sono al collasso, costrette a operare in condizioni di sovraffollamento e carenza cronica di medicinali.
A ciò si aggiunge quindi l'emergenza legata alla malnutrizione e alla carestia. L'UNICEF stima che decine di migliaia di bambini e donne siano minacciati da grave malnutrizione acuta. La scarsità di acqua potabile è un ulteriore fattore di rischio: la maggior parte delle famiglie non ha accesso a fonti sicure, aumentando esponenzialmente il pericolo di malattie infettive. Nonostante gli appelli delle organizzazioni internazionali per il rispetto del diritto umanitario, l’accesso degli aiuti risulta largamente inadeguato rispetto ai bisogni di una popolazione che supera i due milioni di abitanti. Questa grave carenza di forniture essenziali condanna i gruppi vulnerabili a vivere in uno stato di deprivazione cronica, in palese violazione dei diritti fondamentali all'acqua, all'alimentazione, alle cure mediche e all'istruzione.
Oltre alla distruzione fisica, il conflitto genera effetti profondi e duraturi sulla salute mentale di bambini e adolescenti, le "cicatrici invisibili" della guerra. Già prima dell’attuale escalation, quasi la metà dei minori a Gaza necessitava di assistenza psicologica; oggi, l'UNICEF dichiara che tutti i bambini presentano bisogni urgenti in termini di supporto psicologico. La prolungata esposizione a bombardamenti, lutti familiari, sfollamenti forzati e violenza armata ha innescato un aumento esponenziale di traumi, ansia, depressione e disturbi comportamentali. Molti bambini hanno assistito a eventi traumatici o sono sopravvissuti a ferite gravi, un’esperienza che mina i processi di sviluppo emotivo e cognitivo.
La distruzione sistematica delle strutture educative priva i giovani del diritto all'istruzione e di un ambiente sicuro che possa offrire una parvenza di normalità. L'impossibilità di sorridere, la paura costante dei rumori e l'insonnia descritti dai genitori sono indicatori chiari di un trauma collettivo che rischia di compromettere irreversibilmente lo sviluppo psicosociale di un'intera generazione. L'uso di civili e minori, talvolta, come strumenti di guerra, amplifica l'alienazione e la perdita di fiducia nelle figure adulte, elementi che possono ostacolare la formazione identitaria dei giovani e la futura coesione sociale.
In conclusione, il conflitto di Gaza, alimentato dalle scelte operative di Hamas, che trasformano gli spazi civili in zone di combattimento, e dalle operazioni militari israeliane, condotte con una forza spesso sproporzionata e devastante, minaccia non solo la sopravvivenza fisica, ma anche le fondamenta della stabilità emotiva e della dignità dei minori.
Bibliografia
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- https://news.un.org/en/story/2025/07/1165509
- https://news.un.org/en/story/2025/08/1165581
- https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/israele-e-palestina-il-cessate-il-fuoco-e-la-situazione-umanitaria-a-gaza-198426.
Immagine creata da ChatGPT (OpenAI)