La Mezza Luna sui Caraibi: la nuova amicizia fra Bolivar e Ataturk
di Giovanni Ricci
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Negli ultimi anni i diecimila chilometri che dividono Caracas ed Ankara sembrano essersi ridotti: due nazioni così lontane e così diverse hanno rafforzato il loro rapporto in un momento di profonda crisi e isolamento internazionale per entrambe. A cosa è dovuto questo avvicinamento?
Le relazioni bilaterali fra Turchia e Venezuela si stabilirono negli anni ’50, ma solo in seguito alla morte di Hugo Chavez -ai cui funerali fu presente l’allora vice-premier turco-, i rapporti dei due paesi si sono progressivamente intensificati. Sulla mancata instaurazione di relazioni bilaterali intensive precedenti alla morte del Comandante, mai invitato ad Ankara, hanno probabilmente inciso la simpatia della sinistra turca per il leader venezuelano, storicamente repressa dallo stato centrale e ostile all’AKP.
Sotto la presidenza dei leaders Recep Tayyip, Erdogan e Nicolás Maduro, le relazioni fra i due paesi sono fiorite come mai in passato. Un’alleanza (termine utilizzato senza remore da entrambi i governi) che supera le barriere ideologiche e che alcuni hanno paragonato alla fruttuosa simpatia in chiave anti-statunitense fra il socialista Chavez e l’ex-presidente della teocrazia iraniana Ahmadinejad.
Al supporto dimostrato dal leader chavista al Sultano, dopo il tentato colpo di stato del luglio 2016, è seguita l’apertura di una nuova rotta aerea della Turkish Airlines verso Caracas. Fra il 2017 e il 2018, i due presidenti hanno visitato i rispettivi paesi e firmato diversi accordi. La tappa presso la capitale venezuelana del presidente turco in ritorno dal G-20 di Buenos Aires ha avuto luogo in un periodo di particolare tensione, generato dalle nuove sanzioni dell’amministrazione Trump verso il Venezuela: in tale occasione Erdogan ricevette la replica della spada di Simon Bolivar, visitò il mausoleo del condottiero latinoamericano e annunciò l’inizio della costruzione di una nuova moschea a Caracas. Nello stesso anno, lo stato boliviariano esportò verso la penisola anatolica circa 900 milioni di dollari di metalli preziosi (provenienti dalle riserve auree del paese e dalla ricchissima zona dell’Orinoco, il cui sfruttamento è tutt’ora al centro di diverse polemiche) nonché annunciò l’intenzione di raffinare l’oro in Turchia, nel tentativo di aggirare le sanzioni internazionali imposte in Svizzera. Non solo: la visita ad Ankara di Maduro fu un’occasione per accelerare la cooperazione fra i due paesi da un lato e per incontrare amichevolmente il primo ministro russo e l’emiro del Qatar dall’altro. Con tono assai fraterno, successivamente al giuramento di Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela, il presidente Erdogan ricambiò il supporto del 2016 rinnovando la propria solidarietà al governo di Maduro, condannando la ribellione del 2019 e le ingerenze internazionali nel “democratico” stato bolivariano.
In tempi recenti la cosiddetta alianza binacional è ulteriormente maturata. Secondo il ministro degli esteri turco Cavusoglu le relazioni commerciali fra i due paesi sono triplicate a cavallo fra il 2019 e il 2020: successivamente agli infruttuosi tentativi di affermazione in altri paesi del Mercosur (dal quale Caracas è stata sospesa nel 2016) risulta chiaro l’obbiettivo dello stato turco di trovare in Venezuela uno sbocco commerciale. Gli accordi sono ampi e abbracciano il settore energetico, minerario, agricolo, turistico e delle costruzioni. Secondo l’ambasciata venezuelana in Turchia sono circa 200 le compagnie turche pronte ad investire nel paese contestualmente al Patto di Sviluppo Commerciale entrato in vigore l’ultimo 21 agosto. E agli accordi di natura accademico-culturale si affiancano quelli relativi alla sanità: massiccio e accolto con trionfalismo anti-imperialista è stato il supporto turco nei confronti di Caracas relativo alla pandemia globale concretizzatosi nell’arrivo a Caracas di attrezzatura medica.
Occorre anche sottolineare il ruolo che la Turchia ha svolto prima delle elezioni del 6 dicembre e sta tuttora svolgendo nella mediazione fra governo venezuelano ed opposizioni. L’intervento della Turchia ha contribuito a far partecipare all’ultima (e discussa) contesa elettorale un ex-candidato alla presidenza della nazione, Henrique Capriles Rankosky, suscitando lo sdegno del governo di Guaidò. Un rapporto particolare quello fra i due paesi e che suscita diversi e nuovi interrogativi: qual è l’interesse di un’economia depressa nell’intraprendere relazioni commerciali con una delle economie più disastrate del presente periodo storico? Qual è il fine di un regime autoritario nel moderare e favorire il dibattito democratico in uno stato dittatoriale dall’altra parte del mondo? Misery loves company o le ambizioni neo-ottomane non staranno forse arrivando in terre mai considerate prima dai sultani osmanli?
Bibliografia:
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https://www.dailysabah.com/religion/2018/12/03/turkey-to-build-mosque-in-caracas-upon-venezuelas-request
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https://www.lavanguardia.com/politica/20181204/453327691707/maduro-condecora-a-erdogan-y-le-entrega-una- replica-de-la-espada-de-bolivar.html?facet=amp
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http://www.pdv.com/index.php?option=com_content&view=article&id=8912:venezuela-and-turkey-strengthen- development-in-gold-coke-and-oil-supply-fields&catid=10:news&Itemid=908&lang=en
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https://www.trtworld.com/turkey/turkey-s-erdogan-visits-venezuela-vows-to-enhance-ties-22171
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https://www.dw.com/en/turkey-and-venezuela-the-rise-of-a-new-alliance/a-47302588
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https://www.dw.com/es/turqu%C3%ADa-en-venezuela-un-puente-a-la-salida-negociada/a-54808527
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Comunicati da: http://turquia.embajada.gob.ve/
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