Rivolte e Rivoluzioni
di Francesco Paolo Barbato
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Se volessimo rivolgere uno sguardo al passato e alla storia noteremmo come essi siano stati fortemente caratterizzati e condizionati da eventi di grande portata ideologica che hanno avuto il potere di modificare il corso della vita dell’uomo. Tra questi eventi rientrano le rivolte e le rivoluzioni, che da sempre nascono e si sviluppano con la volontà dell’uomo di progredire e di orientare il proprio futuro.
Nonostante si è soliti utilizzare i due termini per indicare lo stesso significato, essi presentano delle differenze che ne impediscono la riduzione a un termine unitario ma, allo stesso tempo, rivolte e rivoluzioni mostrano alcune affinità fondamentali.
L’uomo, per pensare o attuare una rivolta o una rivoluzione, si trova necessariamente in una condizione di insofferenza e insoddisfazione che tenta in ogni modo di sovvertire, convinto che le conseguenze delle sue azioni possano giovargli e indirizzare la propria realtà verso una situazione di pace e benessere. I malumori di un popolo nei confronti di un ordine costituito sono scaturiti da un’evidente degenerazione della politica, che avviene quando gli strumenti e gli interventi dell’attività governativa non sono più sufficientemente appropriati e opportuni a migliorare la vita dei polítes, dei cittadini. Ecco che quindi l’uomo si ribella a tale condizione volendo stravolgere il sistema. Non a caso etimologicamente la parola rivoluzione deriva dal latino “revolvere”, rovesciare, ribaltare, rivolgere. È proprio in tale etimologia che scrutiamo una delle più importanti differenze tra rivolta e rivoluzione.
La rivoluzione è un atto che intende trasformare profondamente la struttura sociale, economica e politica di un Paese, attraverso un progetto chiaro di cambiamento che vuole un nuovo ordine e il crollo di quello imperante. La rivoluzione funge da spartiacque, da evento decisivo poiché separa il prima dal poi, il vecchio dal nuovo, il presente da un presente migliore. L’uomo, con le conseguenze della sua rivoluzione, passa da uno status economico e sociale a un altro, che si propone di essere sempre migliore di quello precedente.
Ogni rivoluzione è dotata di un modello chiaro alternativo a quello contro cui si rivolge, di uno o più leader che portano avanti gli obiettivi nel loro conseguimento e che agiscono in nome di una volontà comune.
Altro sostanziale attributo di una rivoluzione è che essa incarna il valore di un numero considerevole di persone mentre, spesso, le rivolte non includono le aspirazioni di una folta e ricca maggioranza. La progettualità per l’avvenire, il senso di responsabilità, la capacità dei rivoluzionari di utilizzare la propaganda, ovvero il conscio e pianificato uso di tecniche di persuasione per ottenere determinati benefici, l’imporre l’autorità rivoluzionaria su quella al comando, fanno della rivoluzione un’azione umana unica, da cui è lontano il concetto stesso di rivolta.
Le rivolte, infatti, non comportano un radicale cambiamento nella forma di governo di un Paese e, generalmente, hanno una portata più circoscritta.
Esse sono prive di teorizzazioni ed ideologie che la possano trasformare in un fenomeno più complesso di un’azione immediata e impulsiva da parte di una massa. L’uomo, quindi, rivoltandosi, è incapace di fondare un nuovo ordine ma ciò non significa che le rivolte non abbiano e non portino con sé un forte valore simbolico. Esse rappresentano comunque un modo per trasmettere quel sentimento di disappunto che un popolo avverte o, volendo citare un grande attivista e leader statunitense, Martin Luther King,” sono il linguaggio di chi non viene ascoltato”.
Ad ogni modo, rivolte e rivoluzioni sono due esempi di come l’uomo, trasportato dalle proprie rabbie e dal proprio desiderio di cambiamento, possa incidere sulla storia in modo significativo e, talvolta, pericoloso e distruttivo. Uno dei tratti che accomunano gli uomini rivoluzionari è, quindi, la capacità di sentire profondamente un’evidente, intollerabile e continua ingiustizia e di considerare la rivoluzione una fase di transizione per realizzare la loro tanto inseguita proposta.
Gli storici convengono che il primo esempio di rivoluzione, da cui tutte le rivoluzioni seguenti avrebbero tratto spunto, fu la Rivoluzione francese, espressione di un’avversione della borghesia nei confronti di un regime, cosa che avrebbe accompagnato le future rivoluzioni proletarie, producendo quasi un effetto sorprendente.
Conflitti come quello arabo israeliano, ad esempio, che vede contrapposti lo Stato di Israele da una parte e i Palestinesi e gli Stati arabi circostanti dall’altra, testimoniano come dei movimenti dotati di una forte identità possano portare avanti le proprie ragioni di insoddisfazione conducendo uno scontro dalla fine del diciannovesimo secolo ad oggi, che ancora fatica a trovare una soluzione. Questo è un caso emblematico di degenerazione e di eccessiva sollecitazione di una dottrina che, data l’assenza di prospettiva reale di risoluzione, si è oramai cronicizzata. Va da sé che tale prospettiva ha condotto a rafforzare ulteriormente la distinzione tra le rivoluzioni vere e tutti quei sommovimenti di cui è piena la storia.
La rivolta nel ghetto di Varsavia del 1943, citando un caso tipico rappresentativo, costituì un’insurrezione che, in quanto poco e prematuramente organizzata, non portò ai risultati auspicati ma a gravi conseguenze per la porzione di comunità ebraica che la attuò.
Il termine rivoluzione però non si riferisce unicamente a un movimento che tenta di sollevare l’ordine costituito dallo Stato, in quanto esso include anche tutti quei processi che hanno stravolto la cultura e i costumi ideologici dell’uomo. Rivoluzioni come quelle industriali della metà del XVIII secolo e della metà del XIX secolo , quella scientifica ad opera di Galileo Galilei , che cambia radicalmente i metodi di procedura d’indagine e i modi di porsi di fronte a un fenomeno, la rivoluzione tecnologica che da un po’ di anni a venire si diffonde in tutto il mondo globalizzato, sono tutti grandi eventi che hanno contribuito al progresso e all’evoluzione dell’uomo e che provocano effetti che vanno nella direzione di nuove e memorabili trasformazioni.
La storia, quindi, viene continuamente sollecitata dalle rivolte e dalle rivoluzioni e, scrutando i moti e le pagine preminenti del passato, tenta di rispondere agli stimoli del presente.
Immagine: La Libertà che guida il popolo
Autore: Eugène Delacroix