La Guerra dei droni
di Augusto Forte
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Il conflitto tra Russia e Ucraina, che si protrae ormai da oltre tre anni, ha avuto conseguenze sociali, economiche e politiche rilevanti non solo per i due Paesi coinvolti, ma anche per l’intera Europa. Tuttavia, ciò che differenzia questa guerra da quelle del passato è l’impiego su larga scala di nuove tecnologie, in particolare dei droni, che hanno assunto un ruolo centrale nelle strategie militari di entrambe le parti. Infatti, se in passato i droni erano utilizzati quasi esclusivamente per la ricognizione, nel conflitto russo-ucraino vengono ormai impiegati sia per scopi di difesa che di attacco. L’Ucraina, ad esempio, ha istituito una specifica unità, la 414ª Brigata droni d’attacco, a conferma del rilievo crescente di questa tecnologia.
Fin dall’inizio della guerra, sia la Russia che l’Ucraina hanno fatto ampio ricorso ai droni per colpire obiettivi strategici. Gli ucraini li hanno impiegati in attacchi a depositi di armi, infrastrutture energetiche e obiettivi militari russi; i russi, a loro volta, li hanno utilizzati per colpire centrali elettriche, ferrovie e strutture civili in varie regioni ucraine. In alcuni casi, gli attacchi hanno coinvolto anche aree ai confini della NATO, in Polonia e nei Paesi scandinavi, suscitando la preoccupazione internazionale.
Il ricorso ai droni non è una novità assoluta: già nel 2001 gli Stati Uniti li avevano usati in funzione antiterroristica. La differenza è che oggi questa tecnologia è impiegata in una guerra simmetrica tra due Stati dotati di capacità tecnologiche e militari avanzate. Ciò ha portato alla nascita di una vera e propria guerra multi-dominio, in cui le dimensioni terrestre, aerea, marittima e informatica si intrecciano. Come anticipato, i droni vengono utilizzati non solo come armi d’attacco, ma anche come strumenti di intelligence, sorveglianza e ricognizione. Possono raccogliere immagini, dati geospaziali e informazioni elettroniche, e grazie ai sensori e ai sistemi di trasmissione, forniscono in tempo reale informazioni preziose sui movimenti del nemico e consentono di dirigere con maggiore precisione il fuoco dell’artiglieria o dei missili.
L’impiego dei droni risponde a ragioni sia tattiche sia logistiche. Dal punto di vista strategico, essi permettono di condurre operazioni di attacco e difesa riducendo il rischio per il personale. Dal punto di vista economico, rappresentano una soluzione meno costosa e più facilmente reperibile rispetto ai velivoli tradizionali, richiedendo tempi di produzione e di addestramento inferiori.
Per un Paese come l’Ucraina, che dispone di risorse militari e aeree limitate, i droni costituiscono uno strumento decisivo: consentono di colpire obiettivi lontani, di disturbare le linee di rifornimento avversarie e di ottenere informazioni costanti sul campo di battaglia. Anche la Russia, però, utilizza massicciamente i propri droni militari – come l’Orlan-30 o il Kronstadt Orion – per colpire infrastrutture strategiche ucraine.
Secondo il generale ucraino Valery Zaluzhny, l’uso diffuso della tecnologia dell’informazione e dei droni potrebbe essere la chiave per superare la situazione di stallo del conflitto. In questo senso, la “guerra dei droni” rappresenta non solo una trasformazione tecnologica, ma anche un mutamento profondo nella concezione del combattimento.
Come ogni tecnologia avanzata, anche i droni presentano limiti e rischi. Essendo dispositivi interconnessi, possono essere oggetto di attacchi informatici o, in alcuni casi, utilizzati essi stessi come strumenti di attacco cyber. Tra le tecniche più diffuse si segnalano lo spoofing, che consiste nell’invio di falsi segnali di autenticazione per ingannare il sistema di controllo, il jamming, ovvero il disturbo dei segnali GPS o radio che causa la perdita di orientamento del drone, il tampering, ossia la manomissione di un sistema informatico tramite l’introduzione di malware e l’hijacking, cioè il dirottamento del drone attraverso l’intercettazione del flusso di comunicazione. Tali vulnerabilità non sono solo teoriche: episodi di disturbo elettromagnetico e di sabotaggio informatico si sono già verificati, dimostrando quanto la cyber-guerra sia ormai parte integrante del conflitto. Infatti, per contrastare i droni avversari vengono impiegati sistemi di rilevamento basati su radar, sensori acustici, analisi video e rilevatori di radiofrequenze, capaci di identificare e seguire i movimenti dei velivoli.
L’evoluzione tecnologica ha sempre modificato il modo di combattere, e la guerra in Ucraina ne è l’ennesima dimostrazione. I droni, nati come strumenti di osservazione, sono oggi al centro di una rivoluzione militare che unisce elettronica, informatica e intelligenza artificiale. Sia la Russia che, l’Ucraina stanno sperimentando i limiti e le potenzialità di questa nuova forma di combattimento, che coinvolge non solo le forze armate ma anche la popolazione civile e le infrastrutture essenziali. Tuttavia, l’uso sempre più esteso di droni solleva anche interrogativi etici: la possibilità di colpire a distanza riduce la percezione diretta della violenza e rischia di allontanare la responsabilità morale dalle decisioni militari.
Ciò che è certo è che, al termine di questo conflitto, il modo di concepire la non sarà più lo stesso.
Bibliografia
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- https://it.wikipedia.org/wiki/414%C2%AA_Brigata_droni_d%27attacco
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- https://it.wikipedia.org/wiki/Aeromobile_a_pilotaggio_remoto#Droni_armati.
- https://www.la7.it/intanto/video/massiccio-attacco-con-droni-russi-su-odessa-incendi-e-danni-alle-infrastrutture-civili-21-03-2025-587370
- https://www.ai4business.it/robotica/droni-robotica-e-spettri-elettromagnetici-la-guerra-fantasma-in-ucraina/.
- https://www.globalfirepower.com/countries-comparison-detail.php?country1=ukraine&country2=russia;
Immagine: U.S. Air Force / Lt. Col. Leslie Pratt, “MQ-9 Reaper UAV (cropped)”, 29 novembre 2008. Fonte: Wikimedia Commons (dominio pubblico).