Geografia dei vaccini nel mondo
di Marita Langella
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Sembrava che il pianeta avesse rialzato la testa per uscire dall’emergenza da COVID-19 e che velocità della scienza e sviluppo tecnologico fossero garanti di una graduale ma costante ripresa delle attività umane. Consumi, viaggi, spostamenti, relazioni interpersonali, libertà individuali, sono state la cifra della riappropriazione di una normalità sofferta in tempi in cui la prossemica ha ridisegnato spazio e distanze di intere comunità umane. Ma proprio in un momento di allentamento dell'allarmismo dovuto in molti casi ai numeri incoraggianti della campagna vaccinale (come in Italia), giunge l’evento imprevisto per ricordare al mondo globalizzato che quella con il virus è ormai una convivenza scomoda da fronteggiare.
Mentre in Occidente si pensa a terze dosi, super green pass e misure di contenimento per "salvare il natale", il virus viaggia in aereo, su treni e navi, in agglomerati eccessivamente antropizzati, da nord a sud del mondo, uniformando ricchezza e povertà, mondo capitalizzato e paesi in ritardo di sviluppo, in una morsa che non conosce confini e differenze etniche, sociali e politiche. E laddove i vaccini non arrivano in tempo e in dosi sufficienti a immunizzare la popolazione, il Covid ha il tempo di mutare e rafforzarsi, trovare una nuova struttura, diventare più contagioso e letale, presentandosi sotto forma di nuove varianti.
L'ultima, la Omicron, di matrice sudafricana, è già in Europa, con il primo caso in Belgio di un passeggero arrivato ad Amsterdam, mentre il numero di contagiati è rapidamente salito a 61 positivi che hanno contratto la variante con un indice di certezza del 95%, secondo il ministero della Sanità olandese. Una quarta ondata da variante che arriva nelle ultime ore anche in Italia, visto che la Omicron ha contagiano anche un cittadino campano vaccinato con doppia dose al rientro dal Mozambico.
Appare evidente che qualcosa non torni visto che le varianti si affacciano alle porte del vecchio continente nonostante gli sforzi sostenuti, ponendo il problema della distribuzione globale del vaccino e della liceità etica dei brevetti emersa in tutta la sua criticità. Un'annosa questione da sempre dibattuta in ambito di WTO (l'Organizzazione Mondiale del Commercio), in quanto le grandi imprese che per prime hanno conseguito ilbrevetto di un vaccino come di altri farmaci essenziali salvavita, hanno da sempre opposto resistenza alla lettura dell'Accordo TRIPS che consentirebbe licenze obbligatorie, incentivi all'investimento e alla conoscenza al servizio del bene comune. Un dilemma etico-giuridico tra diritto alla salute e diritto industriale, che nonostante la pandemia in atto, non sembra trovare una soluzione ragionata e condivisa.
I numeri raccontano di uno squilibrio evidente tra le diverse zone del mondo, con i Paesi ricchi che hanno donato a quelli in via di sviluppo 261 milioni di dosi di vaccino Covid rispetto agli 1,8 miliardi promesse, che sono solo il 12% di quelle assegnate alCOVAX, l'iniziativa voluta, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per l'accesso ai Paesi a basso reddito. Una distanza notevole su cui si concentra anche il rapporto "Una dose di realtà", nel quale OXFAM, Emergency, Amnesty International e UNAIDS, membri della People's Vaccine Alliance (PVA), evidenziano come la geografia dei vaccini cambi in un mondo che corre a velocità diverse.
Nel rapporto si afferma come Unione Europea e Regno Unito non appoggino la proposta di India, Sudafrica e altre 100 Nazioni, di sospendere i brevetti sui vaccini e indurre i colossi farmaceutici a condividere con l'OMS le tecnologie e il know-how con i Paesi che non riescono a produrre le dosi necessarie a immunizzare la popolazione. E così guardando ai singoli Paesi l'Italia, ad esempio, ha consegnato solo il 4% dei vaccini promessi, ovvero 6,1 su 45 milioni di dosi, il Regno Unito meno del 10% dei 100 milioni garantiti, la Germania 12,3 milioni, gli Stati Uniti 177 milioni su 1,1 miliardi assicurati, in un quadro di promesse non mantenute che non sembra vedere un cambio di rotta al momento.
Un fallimento dell'obiettivo previsto dall'OMS che i Paesi in via di sviluppo sarebbero riusciti a vaccinare il 40% della loro popolazione entro fine 2021 ormai prossimo, visto che delle 944 milioni di dose promesse a Covax da Johnson & Johnson, Moderna, Oxford/AstraZeneca e Pfizer/BioNTech, solo 120 milioni sono state effettivamente assegnate, e cioè 15 volte meno delle 1,8 miliardi erogate ai Paesi ricchi.
Mentre il presidente americano Biden aveva già a maggio scorso assicurato il suo impegno in sede di WTO per la rimozione delle protezioni sui brevetti, accelerando produzione e distribuzione mondiale del vaccino Covid, nuove incertezze si affacciano all'orizzonte sul superamento di un'emergenza che si teme possa diventare cronica. Con la conseguenza diretta che la fiducia nei comportamenti civici virtuosi come il distanziamento, l'uso delle mascherine e il cambio di rotta di alcuni comportamenti sociali, dovranno cedere il passo alla speranza in nuove soluzioni scientifico-tecnologiche.
Consapevoli tutti di aver lasciato alle spalle un vecchio mondo per un'epoca nuova dominata da instabilità e precarietà esistenziale ma anche da spirito di adattamento necessario per affrontare scenari al momento non pronosticabili.
Bibliografia
- Sole24Ore
- RaiNews
- Filodiritto di Giulia Solange Guerra
Immagine: Vaccinazione
Autore: geralt
Pixabay