La dottrina militare russa e la guerra in Ucraina: dall’era sovietica alla “guerra di sesta generazione”
di Olmo Zavattaro
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Negli ultimi trent’anni la dottrina militare russa si è adattata alle trasformazioni politiche e strategiche del Paese. Le versioni della dottrina pubblicate dal 1993 al 2014 non sono semplici documenti militari: rappresentano vere e proprie “istantanee” dei mutamenti politici e geopolitici del Paese. Dai primi anni Novanta, quando la neonata Federazione – dato il nuovo assetto internazionale e vista la sua fragilità politico-istituzionale – attribuiva un ruolo di primo piano al proprio arsenale nucleare per garantirsi la sopravvivenza e l’integrità territoriale, Mosca ha progressivamente riscritto la propria visione della guerra. Il passaggio dal 1993 al 2000 ha segnato l’abbandono della dottrina puramente difensiva. Grazie alla modernizzazione delle forze armate, e con l’indebolimento della cooperazione con l’Occidente, soprattutto in seguito all’intervento NATO nella guerra del Kosovo nel 1999, si è affermata l’idea, cara al generale Slipchenko, di una “guerra di sesta generazione”, in cui la tecnologia avrebbe sostituito il numero e la rapidità avrebbe prevalso sulla massa.
La guerra in Georgia del 2008 rappresenta un ulteriore punto di svolta. Pur durata solo cinque giorni, ha mostrato la volontà di Mosca di adottare una politica militare proattiva e preventiva, intervenendo oltre confine per difendere i propri interessi strategici. Da quell’esperienza è nata la convinzione che la potenza russa dovesse fondarsi non solo sulla forza convenzionale, ma anche sulla capacità di agire rapidamente, combinando pressione militare, influenza politica e controllo informativo.
È in questo contesto che nasce la dottrina militare del 2010, che riconosce la crescente importanza della dimensione tecnologica: il cyberwarfare, la guerra dell’informazione e le misure asimmetriche nei confronti degli Stati Uniti diventano parte integrante della strategia russa. La distinzione fra pace e guerra si fa più sfumata, e l’uso di strumenti non militari – propaganda, manipolazione mediatica, operazioni cibernetiche – diventa essenziale quanto l’impiego delle forze armate.
Il generale Valery Gerasimov, nel 2013, teorizza apertamente questa fusione di strumenti militari e non militari. Il suo approccio, più che un manuale operativo, diventa una lente per leggere il comportamento russo in Ucraina nel 2014. All’azione militare diretta si affiancano elementi non tradizionalmente militari, come quello informativo e cibernetico, con l’obiettivo di destabilizzare la società civile avversaria e diminuire l’efficacia della sua reazione. Questo nuovo confronto, asimmetrico e non convenzionale, riprende l’esperienza delle “misure attive” sovietiche ed evidenzia l’importanza attribuita ai nuovi mezzi e strumenti informativi digitali.
La dottrina militare pubblicata dal governo russo nel corso del 2014 è uno spartiacque tanto politico quanto militare. Dal punto di vista politico, sancisce la cristallizzazione del confronto con la NATO e la conseguente ricerca di nuovi partner globali per bilanciare l’egemonia statunitense. L’intento di definire un nuovo ordine multipolare, che evidenziasse le mutate circostanze geopolitiche, era già stato delineato nel 1996 nella cosiddetta Dottrina Primakov. Sul piano militare, la dottrina del 2014 traduce a livello operativo gli sforzi teorici provenienti da Gareev e Slipchenko riguardanti la “guerra di sesta generazione” e da Gerasimov con riferimento all’ hybrid warfare.
L’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 rappresenta un importante banco di prova per la dottrina militare del 2014. L’avanzata dell’esercito russo in Ucraina, ispirata alle tecniche della Blitzkrieg e supportata dall’hybrid warfare si scontra con la resilienza delle Forze Armate ucraine e con la coesione politico-militare dell’asse euroatlantico. La campagna militare si trasforma da “guerra lampo” a “guerra di attrito”, dove le offensive russe dirette verso Bakhmut e Soledar divengono le Verdun e le Somme del XXI secolo. Nonostante le criticità, la guerra in Ucraina diverrà quasi certamente la base per il futuro sviluppo dottrinale russo. Questo, volto a garantire una deterrenza strategica integrata, è assai probabile che farà del potere aereo – inteso sia in termini di capacità missilistiche a lungo raggio quanto nell’impiego di droni a basso costo – il perno della proiezione di potenza russa.
In conclusione, le operazioni militari russe in Ucraina dimostrano che, nonostante gli sviluppi tecnologici e dottrinali a cui si è assistito nel corso degli ultimi decenni, l’esperienza militare maturata nel passato sia ancora il riferimento strategico al quale gli alti comandi di Mosca attingono. La domanda, oggi, è se Mosca stia davvero scrivendo una dottrina del futuro o se stia semplicemente aggiornando — con mezzi più moderni — un copione che viene da lontano.
Bibliografia
- 1 P.A. MATTSSON, Russian Military Thinking: A New Generation of Warfare, Journal on Baltic Security 1, no.1, (2015):62
- 2 V. GERASIMOV, The Value of Science Is in the Foresight: New Challenges Demand Rethinking the Forms and Methods ofCarrying out Combat Operations, Military Review 96, no. 1, (2016): 24. Originally published in Voyenno-Promyshlennyy Kurier, 2013. Translated from Russian by Robert Coalson
- 3 E. RUMER, The Primakov (Not Gerasimov) Doctrine in Action, Carnegie Endowment for International Peace, (2019): 4
Fonte immagine: Russia flag map in Mercator projection, opera di Zachapertio, pubblicata su Wikimedia Commons con licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0). Licenza e dettagli disponibili su Wikimedia Commons. Non modificata.